martedì 2 marzo 2010
"La vita é breve e spesso rimane sotto" (Dino Fumaretto)
Su Fumaretto/Billoni ho detto moltissimo nel corso di svariate conversazioni con un sacco di ragazzi e ragazze, soprattutto ragazze, perchè conosco pochi maschi, mi piacciono le femmine, anche se il mio cavaliere dello zodiaco preferito non é mai stato Andromeda. Quando ne parlo, parto sempre da quella che è l'idea alla base del lavoro di Fumaretto, poi passo a una sommaria descrizione di uno o più dei suoi dischi, e infine invito la mia interlocutrice a venire con me a uno dei numerosi concerti del signor Billoni. Salto volutamente tutta la parte dedicata a influenze e ispirazioni, perchè dire che costui ha a che fare con Morgan o con Battiato mi sembra roba da rockit, sito che personalmente detesto in maniera pubblica e sfacciata, probabilmente più per il lettore medio che per le recensioni in sé (del resto sono scritte in maniera interessante, anche se hanno questo maledetto trip dello spendere dieci righe per dire chi o cosa ha ispirato qualcuno: mah!). Fumaretto può incrementare la vostra vita sentimentale/sessuale, anzi, sessuale, se avete una buona oratoria e amicizie femminili di un certo tipo. Il che mi sembra un motivo più che sufficiente per comprare il suo disco, o anche solo per finire questa recensione, farla propria e cercare la partner adatta. Potreste addirittura finire la serata a rotolarvi sul pavimento con la vostra amica, magari ascoltando questo ultimo capolavoro, uscito fresco fresco grazie anche all'ausilio della Trovarobato, che é forse l'etichetta per antonomasia degli artisti famosi che non si conoscono (quelli che se li trovi in un locale dici ai tuoi amici indie: “oh guarda, quello é vasco brondi”, o dente, o enrico gabrielli, o the niro, oppure boh). Così, prendete questa recensione come una di queste mie conversazioni di cui ho appena parlato, e se siete delle donne ricordatevi che sono libero, disponibile e risiedo a Bologna.
Dunque, diciamo che il signor Fumaretto ed Elia Billoni sono la stessa persona, ma in fondo non é vero. Perché Elia é una persona, e Fumaretto é un personaggio, anche se reale. Esiste in quanto pensa, il che é sufficiente per dire che Fumaretto c'è. E in questi tempi di laicità ostinata e obbligatoria mi sembra già tanto. Quando dico che c'è e che pensa voglio riferirmi al fatto che questo progetto musicale gode di un attimo impianto teorico, attraverso il quale é ben delineato quello che il personaggio pensa e dice, il suo linguaggio è lui, è lui il famoso luogo di cui parla Giorgio Manganelli. Che poi Billoni ci parli, ci canti o ci porti a pisciare il cane sopra, non é così importante, perchè Fumaretto, come già detto, probabilmente ci sarebbe lo stesso. Così, nell'ascoltare le cose scritte da questo personaggio, noi sappiamo già come dirà qualcosa, anche se non sappiamo esattamente cosa, essendo ahimè sprovvisti di poteri esp. Sappiamo che qualsiasi cosa verrà scritto da costui sarà verosimilmente pesante, tronfia e lamentosa, surreale, indefinita. Bene, prendete questa scrittura e datela in mano a Billoni, come se si trattasse di tutt'altra persona. Billoni non è così lamentoso, é una persona che sembra molto simpatica, sicuramente si gode della vita molto più del suo amico/maestro/conoscente Fumaretto, forse si prende molto meno sul serio. Così, in bocca a lui, le parole di Fumaretto cambiano, diventano altro: fanno ridere in maniera quasi sacrilega rispetto alla materia trattata. E così ridiamo apertamente della depressione, della morte, dell'omicidio, senza troppi sensi di colpa. É colpa del Billoni, del suo esagerare le cose, della sua capacità di entrare nel grottesco e uscirne pulito e profumato facendoci vedere tutto nel suo lato più good, anche se la vita é una merda, giusto per parafrasare alcune delle sue parole, colpa del suo mettere in scena, più che interpretare, le parole di Fumaretto, in una specie di atto liberatorio che probabilmente andrebbe a genio a Jodorowski o al mio ex professore di filosofia del liceo, in quanto in grado di riflettere anche i nostri momenti di esagerazione, l'eccessivo peso date alle crisi: se si ride, quasi cinicamente, della depressione è perché questa parola ha perso la sua validità scientifica ed è diventata di moda, e Billoni sembra averlo capito davvero bene. Il che però ci pone di fronte a un rischio: se non ci fosse Billoni e se non ci fossero le sue performance live probabilmente i dischi di Fumaretto perderebbero molta della loro utilità. Perchè si tratta pur sempre di dischi composti quasi unicamente di piano e voce, realizzati senza particolari accorgimenti produttivi, che se non fossero costituiti di quella ricca materia prima di cui sopra, risulterebbero davvero l'equivalente di un discreto demo con alcuni spunti interessanti e stop. Ecco, se proprio si volesse parlare un po' male di costui, dato che in una recensione non puoi mica dire bene e basta, a meno che non ti paghino e a meno che il recensito non sia tuo amico e/o cognato, direi che si può incolpare il Billoni di aver realizzato questo terzo disco come se fosse il primo, seppur con più professionalità. Ah, ovviamente questo va detto tenendo conto del fatto che in effetti, da un punto di vista “ufficiale”, questo può essere considerato il suo debutto sul mercato tradizionale, quello dei negozi, con tanto di etichettina prestigiosa/famosa a far da garante, qualora si senta la necessità di vedere chi fa da padrino al tutto. É però lecito temere che alcuni dei fan di vecchia data, poco comprensivi e probabilmente poco pratici, trovino l'operazione vagamente commerciale, ma in fondo fa parte dei rischi del mestiere, e non ci si può far molto. Con questo non voglio assolutamente consigliare a Fumaretto/Billoni di farsi rovinare il prossimo disco dal Giorgio Canali di turno, tuttavia sono molto curioso di vedere cosa può succedere con l'ausilio di altri strumenti e magari l'intervento di qualcuno per quanto riguarda la produzione. Potrebbe benissimo capitare che finirei per rimpiangere il precedente, ovvio, ma secondo me si può rischiare. Comunque consiglio a tutti di godersi l'esperienza di un suo concerto e la lettura del suo blog, perchè con Fumaretto abbiamo finalmente un artista davvero impegnat(iv)o e stimolante da un punto di vista letterario (sarebbe più opportuno fare il nome di un Kafka anziché di un Gaber o di un Morgan), il cui merito principale é di contrapporre la prosa alla poesia, e in tempi di scontatezza come questi, mi sembra un punto decisamente a suo favore. Ho finito.
Ps: non ho voluto citare ogni singolo pezzo e mi scuso di ciò, ma data l'omogeneità del lavoro, mi sembrava più rispettoso offrire un quadro generale dell'opera, comunque “mostra” e “la vita in ufficio” sono un ottimo motivo per acquistare il disco!
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