domenica 13 novembre 2011

Robot Koch and John Robinson "Robot Robinson" (e anche: eccomi qua, vi sono mancato?)





Premessa: se non ho scritto qui per un sacco di tempo era perché non mi andava, se vi sono mancato eccomi qua, se non vi sono mancato eccomi qua, più simpatico che mai. Fine della premessa. Parliamo di un disco rap, introducendo l'argomento rap. Il rap è un tizio che rappa, cioè parla su un ritmo, di solito in quattro quarti, ma quelli fighi dei quattro quarti se ne fregano e fanno il cazzo che vogliono, e la gente figa strippa per questi. Fine della parentesi didattica. Il disco rap di questa recensione è un disco poco rap, ma anche molto rap, perchè le basi sono strane per essere quelle di un disco rap, ma il rap è molto rap, che però suona strano su di un disco che ha basi che non sono poi così tanto rap. Oddio, non so se sono stato molto chiaro, ma spero di sì. Comunque, avete presente tutti i progetti come Artificial Kid (è un esempio italiano, per dare un'idea, e comunque no, quel disco non mi è proprio piaciuto, e lo sottoscrivo) e roba del genere? Ecco, questo disco è meglio, con tutto il rispetto per gli artisti in questione, che sono in buona fede e rappresentano il vero. Il punto è che ogni volta che si vuole parlare del futuro si tirano in ballo le matusalemmiche nozioni di Sistema e Grande Fratello (orwelliano of course, ma sarebbe più utile parlare di quello endemolico, il post moderno ha più senso della presunta avanguardia, a mio modestissimo parere), o di NWO (non sono un gruppo gangsta rap, è il Nuovo Ordine Mondiale, quello che in pratica ci renderà schiavi di Jabba the Hutt o del Diavolo in persona, mentre Elvis aspetta di risorgere insieme all'esercito dei morti famosi comandato dal Colonnello Morrison, che sarà più o meno nel 2012 quando i poli si invertiranno e avremmo un governo di cui non vegognarci) e i suoni sono quasi sempre fichissimi, distorti, apocalittici e bla e bla. Insomma, onestamente: che due palle. Con questo disco invece i signori in questione riescono persino a farci muovere il sedere e, malgrado l'atmosfera Bladerunneriana aleggi sul tutto, più di una rima riesce a divertire enormemente per il suo essere nerd e teledipendente (nonostante la mia pippaggine con l'inglese mi è parso di cogliere riferimenti al buon Marty Mc Fly e persino all'icona eighties Lion'O, per il mio personale piacere!), evitando la trappola dell'apocalittico. Grande personalità è dunque il principale pregio di questo album, che sulla carta potrebbe apparire come il più improbabile dei progetti, viste le enormi distanze (non solo geografiche) che separano i due artisti: un produttore tedeschissimo da una parte, tale Robot Koch (già produttore di un eccellente disco chiamato The Tape VS RQM, in compagnia del polacco/americano RQM), e dall'altra il veterano statunitense John Robinson, noto anche come Lil' Sci, metà dei celebrati Scienz of Life, al suo secondo incontro con l'etichetta Project Mooncircle (che vi consiglio di tenere d'occhio). Mi preme dire che nonostante si possa pensare subito a categorie come dubstep (ma sono l'unico a trovare questo genere palloso e inutile?) ed elettronica varia, il disco è hip hop nella più squisita delle accezioni, astratto forse, ma innegabilmente hip hop (più del succitato progetto The Tape VS RQM), anche per andare incontro alle esigenze dell'ottimo Mister Robinson, che dimostra una gran tecnica (specialmente sono da notare le pause, che spesso distinguono un buon mc da uno scarso) ma non stravolge nessun canone della scrittura tipica del genere (non lo sto sminuendo, eh, anzi, credo che abbia trovato una formula che non potrebbe essere più perfetta), “limitandosi” a fare del gran rap senza cadere nemmeno un secondo di tono. É un disco, questo, che ha il pregio della misura e non esagera mai, i synth e i suoni non hanno mai un ruolo invasivo e il rap da parte sua non fa mai finire in secondo piano le soluzioni studiate dal bravo produttore tedesco, che riesce a dare il suo meglio in pezzi come “Keep on dancing” e la divertente “Smorgasbord”, i pezzi più “danzerecci” del disco. Non sarà forse il disco della rottura definitiva con l'hip hop tradizionale, come potrebbero essere stati a suo tempo un Cold Vein o un Tragic Epilogue, ma per lo meno non ha quella pretesa e non ricalca una strada già arcibattuta e arciconsumata (asfaltiamola, signor Presidente!), anzi, si spera che possa offrire lo spunto per tutti quegli artisti insoddisfatti del tradizionale boom bap che si accontentano di fare cose strane senza preoccuparsi della loro qualità. Robot is the future, non so se sia vero, ma sicuramente contribuiscono a guardare un po' più in là senza dimenticare gli innocenti ascoltatori, me compreso.

Ps: ho notato che se non si nominano almeno mille gruppi che non c'entrano un cazzo con la recensione vuol dire che il recensore è una merda, quindi ora vi sgancio un po' di nomi per fare il figo, ricordatevi che il mio contatto è sempre quello se volete darmi i props (yo):

Deltron 3030 (l'atmosfera e l'approccio “solare”), i dischi precedenti di Robot Koch (non The Tape vs RQM, per quanto sia una figata), Fantastic Damage di El P (fa sempre bene ascoltarlo ed è forse il disco futuristico per eccellenza), Giorgio Moroder (non c'entra un cazzo ma fa figo, e poi spacca), Flying Lotus, Dabrye, Prefuse 73 (quello meno strano, quindi non l'ultimo, il cui disco è una grandissima rottura di coglioni), King Geedorah (non so quali siano i rapporti di Lil' Sci con il signor Dumile ma ci sono molte cose in comune tra i due, avrei visto bene il signor Robinson su un pezzo del suddetto disco), Beans (Shock City Maverick è il disco che vi consiglio). E basta. Ah, anche Grillo, o gli Apes on Tapes, o Digi D'alessio, che sono dei ragazzi Italiani (non fanno parte del gurppo I RAGAZZI ITALIANI, sono dei ragazzi e sono italiani, anche se hanno tutti circa 30 anni, come me), muy talentuosi, oltre che di bell'aspetto, come me.