sabato 6 ottobre 2012

Braille - Native Lungs (2011)

La dicitura Rap Cristiano mi ha sempre fatto sorridere, quando non addirittura irritare. Non ho mai sentito parlare, ad esempio, di Islam Rap e non mi sembra che gli Stati Uniti siano privi di rappers seguaci del corano, di conseguenza mi sembra poco congruo parlare di un genere definito come Rap Cristiano, poiché si tende a sviare l'attenzione da quello che dovrebbe rimanere l'elemento più importante: la musica. Dunque, nel parlare di Braille e del suo ultimo disco, preferisco focalizzarmi su altri aspetti. Quello che emerge è l'intento di fare un Rap costituito di pensieri molto chiari e spesso maturi, evitando accuratamente di incappare in un'eccessiva cerebralità, come la traccia di apertura, "Native Lungs", dimostra apertamente, senza per altro chiamare in causa la questione relativa alla fede dell'mc ma soffermandosi sulla propria nascita artistica, citando i suoi eroi e le sue prime esperienze. Nel corso di tutto il disco più che di fede si parla, in effetti, di redenzione e di peccato, Braille si limita a testimoniare la sua personale esperienza di fede, equamente divisa tra l'Altissimo (o chi per lui) e la musica Hip-Hop. Ci sono momenti, a onor del vero, leggermente eccessivi, anche per colpa del beat, come la gloriosa "We Will Remember" o la rockeggiante "Death In Me", entrambe parecchio malriuscite dal punto di vista delle basi. Sembra che le cose migliori vengano raggiunte dai pezzi che si avvalgono del boom bap più classico (due esempi: la bellissima "Native Lungs" e le ottime "The Hardway" e "Nightmare Walking", quest'ultima benedetta da un campione vocale di Ice T preso integralmente e che fa il suo dovere alla grande), dove l'amalgama tra flow e base si realizza nella migliore delle forme possibili. Dal punto di vista strettamente musicale ho poi apprezzato particolarmente "Step Up", che ha un bellissimo giro di piano e un'atmosfera perfetta. A livello di Rap c'è, positivamente, poco da dire: Braille ha un'ottima voce e un gran bel flow, nonostante non sia nelle sue corde la tortuosità tecnica che a volte arricchisce degli album che altrimenti risulterebbero piuttosto noiosi. Qui di momenti noiosi veri e proprio non ce ne sono, la qualità è omogenea, forse manca una vera e propria perla, ma ogni brano (a parte tre o quattro episodi sparuti) ha la sua ragion d'essere, soprattutto quando Braille evita la trappola dell'enfatizzazione (la già citata "We Will Remember", ma anche "48 Prisons"). Mi sento di consigliare quest'album a tutti gli appassionati di un Hip-Hop non apocrifo, tradizionale e fatto soprattutto di buone rime, qui ne troverete parecchie (ne ho scovate persino io che non parlo bene l'inglese, il che è un incentivo anche per chi non ha molta dimestichezza con la lingua), a patto che chiudiate un occhio sugli eccessi spiritualistici che ogni tanto si palesano. A tutti quelli in cerca dell'avanguardia consiglio di non bussare a questa porta, o magari di bussare e provare a gustarsi il tutto con la dovuta prudenza, magari partendo da brani interessanti come "Rhymes On Everything" o "Native Lungs". Buon ascolto!
(da Rapmaniacz)

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